Notte è il primo album di BLUEM, alias di Chiara Floris classe ’95, artista sarda ma con residenza a Londra, che nella sua musica ha trovato il modo di inserire la tradizione rendendola moderna, senza mancarle di rispetto e impreziosendo il pop italiano.
Un album scritto di notte, come il titolo stesso suggerisce, lontano da casa, in Inghilterra, dove ha assorbito una visone musicale più ampia e libera dagli schemi. BLUEM
Un progetto anche fotografico che omaggia la tradizione sarda, con le foto della finlandese Jasmine Färling, che in Sardegna non ci aveva mai messo piede.
Sette canzoni, intitolate come i giorni della settimana da Lunedì a Domenica, danno vita a un concept album che esplora le sfaccettature dell’amore affettivo e famigliare, con voci campionate di ricordi del passato e atmosfere mininal pop che riecheggiano Blood Orange, Rosalìa e Angèle.
Notte è un lavoro che ti porta lontano e unito alle immagini evocative che lo accompagnano diventa un viaggio che merita di essere vissuto. In un panorama italiano vivo, salvo poche eccezioni omologato, BLUEM è sicuramente una di queste.
Quando la musica è entrata far parte della tua vita?
Sin da piccola ho cominciato a suonare la chitarra classica, poi ho fatto rock, poi jazz, mentre a scrivere ho cominciato dopo essermi trasferita a Londra, nel 2014 quando avevo 18 anni.
Nel 2018 ho fatto un e.p. di tre pezzi in inglese che si chiama Piccolina ma al momento non lo trovi in rete, perché distaccandosi dal mio nuovo stile ho preferito non creare confusione, ma tornerà disponibile perché ci tengo e perché fa parte del mio percorso.
Era un progetto indie pop scritto quando ero convinta di fare canzoni solo in inglese, poi dopo un periodo di crisi totale sono arrivata a creare questo nuovo progetto un po’ magicamente, perché nemmeno io so come sia successo.
Nel senso che Notte ha preso forma passo dopo passo senza una pre-intenzione?
Si, ho scritto altre canzoni in inglese ma non mi dicevano nulla, poi mi sono sentita ispirata dall’album di Thierra Whack “Whack World” composto da 15 tracce lunghe 1 minuto ciascuna, io lei la adoro. Così, considerato che ho un lavoro e non ho a disposizione tutto il tempo che vorrei dedicare alla musica, ho deciso di fare un pezzo per ogni giorno della settimana lungo 1 minuto, sperimentando anche il mio italiano e di caricare tutto su SoundCloud.
Di questo esperimento solo “Sabato” è poi finito nell’album, ovviamente riarrangiata perché è stata la prima canzone che ho scritto in italiano quindi mi sembrava giusto inserirla, ora quelle tracce da 1 minuto non sono più disponibili su SoundCloud, le ho levate perché era un mio mini progetto-esperimento. Da lì ha cominciato a prendere forma “Notte”.
Hai intitolato l’album “Notte” perché è il momento della giornata in cui ti mettevi a comporre?
Sì, ho scritto l’album in una settimana di notte dove mi arrivavano la melodia e il cuore della canzone e poi di giorno lavoravo alla produzione. Il titolo del disco e delle canzoni sono molto contestuali, non nascondono nessuno strano significato, sono esattamente quello che sembrano.
Quanto di personale c’è nelle tue canzoni, trovo i tuoi testi molto figurativi, me ne parli?
Non ragiono molto quando scrivo, sono molto istintiva, sono sfoghi che derivano dalle mie esperienze personali.
Possiamo dire che il centro di questo album è l’amore in varie forme?
Sì, ho cominciato a scrivere l’album mentre ero in una relazione che mi stava facendo molto male, poi nel processo di scrittura si sono sviluppate altre storie come in “Venerdì” dove senti mia nonna che parla, quindi è diventato un discorso ampliato sull’amore, sulla nostalgia, sulla famiglia e sulle amicizie.
Tronando alla traccia “Venerdì” so che hai anche un legame con il cinema, tua sorella Francesca Floris fa la regista e la parte vocale della nonna è estrapolata da un documentario che si chiama “Isole” diretto da lei e di cui hai composto la colonna sonora. Me ne parli?
Mia sorella maggiore ha sempre fatto cinema, il documentario Isole si può tutt’ora vedere su YouTube e il dialogo che senti in “Venerdì” è un omaggio a mia nonna che oggi non c’è più, ma che con la sua umiltà mi ha supportato più di tutti in quello che avrei fatto.
Se sono riuscita a creare questo progetto in questo modo è anche merito suo e mi è sembrato giusto renderle omaggio, meno male che c’erano questi audio.
Per quanto rigaurda la colonna sonora, il cinema mi ha sempre appassionato, difatti mi sono laureata in Musica per il Cinema. Anche per questo, come dicevi tu prima, i miei testi sono figurativi, ci tenevo a fare un progetto che fosse anche visivo, difatti “Notte” ha degli scatti creati apposta per accompagnare ciascuna canzone.
Quando compongo musica ho sempre delle immagini in mente e quando guardo delle immagini penso alla musica che potrebbe accompagnarle.
Quella di tua nonna però non è l’unica voce che hai campionato nel disco giusto?
Esatto, a me piace molto il parlato nelle canzoni ma non volevo forzare le cose. In “Martedì” c’è la voce di una mia cara amica che ha subito un aborto spontaneo che mi ha raccontato la sua vicenda tramite dei vocali in cui mi diceva che aveva deciso di esorcizzare questo trauma chiamando questo figlio mai nato flower bud, cioè germoglio, ovvero un fiore mai nato.
Io avevo già scritto il pezzo ma in “Martedì” canto: “Fiori che fioriscono da un altra parte” e noi abbiamo un legame fortissimo. Nei messaggi vocali mi raccontata di quando ha parlato di questa forte esperienza con sua nonna che le consigliò di disegnare questi fiori mai nati e farli diventare gioielli, mi è sembrato il modo giusto di renderle omaggio anche se tramite una storia drammatica.
Il lato positivo è che ora ha davvero una linea di gioielli nata dall’idea di sua nonna, tra l’altro lei sta per partorire una bambina, è tutta una questione di legami forti.
In “Mercoledì” c’è la mamma di Simone, che è colui che ha chiuso con me la produzione dei pezzi, un mio più stretto collaboratore, in una chiamata ci disse “Dio Vede e Provvede” e l’ho inserita nel brano, mentre in “Giovedì” ci sono delle voci mixate in un modo particolare che sono delle mie note in inglese che avevo scritto in un diario, in un momento molto difficile prima di cominciare a lavorare a “Notte”.
Chi ha scattato le foto di cui parli ispirate alla tradizione Sarda?
Una fotografa molto brava che si chiama Jasmine Farling, è finlandese e lavora con me alla The Photographer Gallery a Soho. Lei scatta in analogico e ha quel flash che mi fa impazzire, è stato divertente anche perché lei in Sardegna non c’era mai stata, io ho disegnato gli scatti e gli ho detto cosa fare per ciascuno.
Mi piacciono molto e ti dirò che si vede che c’è un occhio nordico dietro l’obiettivo della macchina…
Hai ragione, ma forse è anche uno dei motivi per cui l’ho scelta. Sai noi sardi abbiamo un approccio alle persone straniere che all’inizio è diffidente ma poi ci apriamo e diamo tantissima fiducia e accoglienza. Una straniera che si trova tra pastori, compreso mio padre, cavalli, galline e natura da un giorno all’altro, si sentiva in un altro mondo.
In questi scatti indossi abiti della tradizone sarda ma in realtà hai un indole street so che vai anche in skateboard, me lo dice la tua foto di Whatsapp!
Ahahahah la foto traditrice, me ne dimentico sempre, in realtà non sono così brava sullo skate ma da due anni faccio pole dance e me ne sono stra appassionata e spero in futuro di incorporarla anche nel progetto BLUEM. Faccio un sacco di cose a caso, leggo anche i tarocchi!
Nella produzione dei brani c’è molta influenza internazionale, penso a Rosalìa, a Bon Iver o a Blood Orange ma sei riuscita a citarli mantenendo il tuo stile, non è una cosa così scontata…
Io sono ossessionata da Blood Orange! Ascolto moltissima musica, r&b, soul, alternative, rap, difatti il mio timore quando scrivo è quello di aver preso troppo dagli artisti che ascolto senza volerlo. Amo Frank Ocean che potrei pregare in ginocchio ogni mattina, Rosalìa invece è stata importante perché io ho sempre voluto incorporare la sardegna nel mio immaginario e lei mia ha insegnato come inserire la tradizione in un progetto moderno, senza mancarle di rispetto. Un’altra cantante che mi piace molto è la francese Angèle che ora è una superstar perché ha fatto il featuring con Dua Lipa, il suo album Brol è stupendo.
Abbiamo parlato della Sardegna e di come ti ha influenzato a livello visivo ma anche nel cantanto secondo me c’è un po’ di tradizione sarda, o sbaglio?
Se me lo dici mi fa piacere ma non voglio assumermi io questa responsabilità, però riconosco che la musica tradizionale sarda è molto particolare e riconoscibile. Penso che “Lunedì” abbia preso un po’ questa cadenza involontariamente, mentre ho utilizzato volontariamente dei ritmi, in particolare i tamburini tipici che si suonano al Carnevale di Oristano, che è la mia festività preferita, in “Domenica”.
Ma nella musica italiana chi ti piace?
Calcutta che l’ho visto qui a Londra ed è stato bellissimo sentire tutti cantare le sue canzoni come in un enorme karaoke e poi mi piace molto Cosmo.
L’ultimo album di cui ti sei innamorata?
“Galore” di Oklou un album che mi ha fatto viaggiare, un’artista con cui vorrei collaborare tantissimo.
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